mercoledì 19 febbraio 2014

Sulle note di un mondo fantasy: intervista a Marco Santilli



La musica non è certo meno importante delle immagini o del gameplay quando si cerca di dar vita a un videogioco. Per la colonna sonora del primo videogame ispirato alla saga fantasy dei "Pirin", attualmente in fase di produzione con il marchio Stelex Software, i realizzatori hanno voluto puntare sulla qualità made in Switzerland e allo stesso tempo sull'entusiasmo di creativi che stanno lavorando a questo progetto amatoriale spinti soltanto dalla passione per l'arte. Uno dei creativi ticinesi ai quali è stato affidato il delicato compito di musicare il mondo avventuroso, poetico ed enigmatico di "Eselmir e i cinque doni magici", è Marco Santilli Rossi. Marco non può ancora rivelarci i dettagli del suo lavoro al videogioco (in futuro avremo sicuramente modo di intrattenerci ancora in sua compagnia per rivelarvi tutto quello che c'è da sapere sulle tappe di realizzazione del soundtrack!), ma abbiamo comunque avuto il piacere di intervistarlo per farvi conoscere più da vicino un musicista e cantante di talento che, ne siamo certi, saprà conferire un tocco di magia in più alle vicende di Eselmir...

D: Marco, puoi raccontarci le tappe più importanti del tuo percorso di musicista?

R: Dapprima lo studio del clarinetto al Conservatorio, quasi un sogno per me che venivo da un piccolo villaggio, nonché l’avere suonato con varie orchestre, in particolare quella dell’Opera di Zurigo. Importanti periodi di "formazione", anche se oggi mi confronto con stili completamente diversi. In seguito i periodi a New York, il Jazz alle Jam Session notturne, una città in cui accumulare energia e nuovi stimoli. Una tappa fondamentale è stato poi l’incontro con il produttore (ed eccellente musicista) Urs Wiesendanger dei Powerplay Studios di Maur (Zurigo) con il quale produco tuttora la mia musica. A parte i concerti in teatri, sale da concerto, Jazz Club e Open Air, sono per me particolarmente arricchenti le attuali collaborazioni con musicisti di statura internazionale come il violoncellista Mattia Zappa e il pianista Paolo Alderighi. 

D: Hai spaziato in diversi generi, ce n'è uno in cui ti riconosci di più?

R: Oggi posso dire di condurre una "doppia vita" musicale: da un lato il clarinettista Jazz, dall’altro il cantante "Pop". Per entrambi i "personaggi" scrivo pure i brani. Come indole sono un jazzista poiché adoro improvvisare (dal mio clarinetto nascono pure le composizioni), il che riflette il mio stile di vita e le mie scelte, mai in base ad una certa "sicurezza" o prevedibilità. 
Mi ritengo un jazzista dal gusto europeo poiché dalla "classica"(sebbene assente nei miei programmi attuali) ho assunto una certa estetica di timbri, dinamiche, la scelta accurata dei colori e degli impasti sonori. Questo lo si avverte pure nella produzione dei brani cantati, dove l’improvvisazione è assente (piuttosto si avverte saltuariamente il tocco del jazzista nelle armonie e negli arrangiamenti) ed ecco che  divento interprete, seppur di me stesso, proprio come nella "classica". E qui è come se si chiudesse un cerchio. 
Tuttavia posso anticiparvi che il soundtrack di "Eselmir e i cinque doni magici" avrà ben poco a che fare con il jazz, sarà improntato su armonie più adatte alle atmosfere epiche e suggestive della storia...

D: Quali sono gli artisti che più hanno influenzato la tua "vocazione"?

R: Sono talmente tanti, che sarebbe troppo sommario citare qualche nome. Sicuramente artisti dagli stili più disparati e insospettabili... 

D: Un disco che porti nel cuore? 

R: Il "White album" dei Beatles. Oltre alla qualità delle composizioni, un esempio raro di versatilità a 360°. 

D: Quali consigli daresti a qualcuno che volesse intraprendere la tua stessa strada?

R: Non so se sono la persona più adatta, posso perlomeno dare un paio di consigli "alla rinfusa", anche per questioni di spazio (in quanto sarebbe il tema per un intero libro). 
Essendoci oggi un numero smisurato di musicisti e cantanti, per potere vivere di sola musica, il presupposto è che essa sia una vocazione e non solo un mestiere (il che non significa non essere "professionali"). Solo così si ha l’energia per crearsi una dura scorza in un ambito sempre più complesso. Crearsi un bagaglio di conoscenze ampio e variegato, essere curiosi e studiare tutta la vita (sbaglia chi crede di avere "raggiunto" qualcosa, poiché sarà sempre nulla in confronto a ciò che rimarrà da scoprire). Giusto celebrare i "successi", ma mai sedersi. Prendere decisioni sempre al servizio della musica dimenticando il proprio ego. Sapere convivere con le critiche ascoltando solo quelle costruttive e non quelle dettate dalla frustrazione altrui. Diffidare delle critiche "spontanee", ma chiedere direttamente un parere a chi ammirate per competenza ed esperienza. Essere critici specialmente con se stessi. Nel dubbio, fare scelte "di pancia" poiché la stessa musica che trasmette emozioni è quella fatta anche "di pancia". Siate sempre autentici in quello che proponete. Imparate il più possibile da esperienze musicali differenti, anche se non sempre il vostro stile, ma che potrebbero venirvi utili in un futuro. Imparate a "copiare" agli inizi, per poi trovare però il proprio stile. Ispiratevi a quei musicisti che vi danno emozioni.
Riassumendo: studiare e continuare a migliorarsi, senza che esso sia un peso bensì una necessità, altrimenti non è la via giusta.


D: Quando sei stato contattato dai realizzatori di "Eselmir e i cinque doni magici", che impressione hai avuto del progetto, e cosa ti ha spinto a lanciarti in questa impresa?

R: Mi ha contagiato il loro entusiasmo, un ambiente disteso per delle idee molto chiare. Ognuno di loro è dotato di talento e professionalità nel proprio campo. Mi sono spinto in questo progetto poiché qualcosa di assolutamente nuovo. Mi intriga la storia nonché le sinergie che possono nascere da letteratura, videogioco e musica. Tre differenti prospettive per uno stesso fine.

D: Cosa ti affascina maggiormente nel mondo dei Pirin?

R: La vasta cultura di questo popolo e la figura di Helewen che ne intende salvaguardare la storia attraverso le sue memorie. È un po’ quello che secondo me tutti noi dovremmo fare nel nostro piccolo. Mai dimenticare le radici, le storie e gli aneddoti che sono regali gratuiti e impagabili.

D: In questo momento stai lavorando ad un brano intitolato "The way to Lothriel" (La strada per Lothriel). Come interpreti il viaggio verso oriente?

R: Viaggiare verso mete sconosciute trovo rappresenti un’opportunità per conoscere meglio se stessi, non avendo i punti di riferimento della quotidianità...

D: Come ti trovi a collaborare con Sebastiano B. Brocchi e i ragazzi della Stelex Software?

R: Benissimo! Significa lavorare sodo, avendo l’impressione di essere in vacanza! I ragazzi sono molto cordiali, rispettosi delle idee altrui e nel contempo determinati, questa la giusta combinazione per una ideale collaborazione. Li ringrazio per avermi dato questa opportunità e non vedo l’ora di gustarmi il risultato finale!



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