venerdì 30 novembre 2012

Il palazzo reale di Lothriel



Il palazzo reale è una delle meraviglie di Lothriel. Oltre ad ospitare la famiglia reale e tutti gli inservienti, è anche la residenza dei ministri membri del consiglio cittadino.
Troneggia maestoso sulla cittadella fortificata, subito sotto al grande tempio di Ghaladar (che sorge sul lato orientale del palazzo); e sopra al ginnasio, grande edificio dedicato alle attività ginniche, atletiche e sportive (sul lato meridionale del palazzo). A sud e a nord del palazzo reale si trovano invece, rispettivamente, il tribunale e la piazza principale. 
Il complesso architettonico del palazzo reale si compone di diversi edifici: il principale (e più antico) è il mastio, in centro all'ala est, sotto la cui immensa cupola si trova la sala del trono. In seguito è stato costruito il perimetro quadrato, ai cui quattro angoli si trovano altrettante torri, e un portale monumentale in centro all'ala ovest.

Le dimensioni della magione sono impressionanti. Sebbene non raggiunga l'altezza e la maestosità del tempio di Ghaladar, si tratta comunque dell'edificio più vasto costruito nel regno. Il mastio misura 182,5 dektelatthadar (corrispondenti a 136,875 metri) per lato, mentre il perimetro dell'intero palazzo è di 2'920 dektelatthadar (2'190 m), ovvero 730 dektelatthadar (547,5 m) per lato. Le quattro torri hanno, invece, una base di 91,25 dektelatthadar (68,4375 m) per lato. Il lussureggiante giardino che cresce all'interno del gigantesco chiostro del palazzo, ha una superficie di 1,499 qunaon (112'408,594 m2). In esso si trovano migliaia di diverse specie botaniche, tra le più rare e pregiate che crescano nel Gaimat, e vi sono allevati animali altrettanto rari ed esotici. Nel parco si trova anche una sorgente d'acqua pura, che rende il palazzo autonomo per quanto riguarda l'approvvigionamento idrico.



martedì 27 novembre 2012

L'abbigliamento di re Helewen




Era un uomo alto, con lunghe e pregiate vesti color panna, ricamate con arabeschi dai toni metallici, e diversi monili di bella fattura...

L'abbigliamento di Helewen ci offre un'interessante dimostrazione dei gusti dei Pirin in fatto di moda. E' nota la maestria del popolo di Lothriel in tutti i campi dell'arte e dell'artigianato, e la sartoria non è da meno. L'usanza di vestire sempre di bianco non impedisce ai Pirin di sperimentare una grande varietà di soluzioni nel confezionare abiti dalle fogge più diverse, ma facilmente identificabili come prodotti del regno dei fiori di loto. 
Tra i canoni stilistici più apprezzati dai discendenti di Uhilyn, che possiamo riconoscere in questa veste di Helewen, vi sono: i mantelli drappeggiati, le vesti stratificate, le maniche dai polsi molto ampi, i guanti e gli stivali scamosciati, i pantaloni ricoperti da una gonna. In realtà, la gonna di questo abito in particolare, lunga dietro e corta sul davanti, è una versione poco diffusa: più comune è il gonnellino corto, che arriva generalmente all'altezza delle ginocchia o una spanna più in sù. 
Altra caratteristica dell'abbigliamento Pirin è la lunga banda ricamata, simile nella forma ad una grossa cravatta, che parte dalle spalle e arriva una o due spanne sotto la vita. Su questa striscia di stoffa, gli artigiani di Lothriel usano spesso far ricamare le insegne della loro gilda. 
Come cinture, i Pirin utilizzano in genere delle fasce di seta, annodate o, più spesso, tenute insieme da spille di metallo. 



lunedì 26 novembre 2012

La battaglia dei due borghi




Vi erano due villaggi fortificati arroccati alle pendici dei monti, uno a Oriente e l’altro ad Occidente. Vidi che poco più in là, in centro al prato, infuriava una battaglia, e gli eserciti recavano i vessilli dei due villaggi...

La scena di battaglia, in apertura, ci mostra uno spaccato del cruento scontro al quale assistette Filo Cobalto poco dopo aver oltrepassato la soglia della misteriosa valle in cui si avventurò. Il castello orientale e quello occidentale dovevano essere delle fortezze relativamente popolose, per dispiegare in campo qualche centinaia (o forse poche migliaia) di armati. Si tratta di eserciti molto piccoli paragonandoli alle sterminate legioni di cui possono disporre città del calibro di Sandovelia, Noghard o NothronBin, ma, ciononostante, ben armati e addestrati, come se ne trovano molti, nel Gaimat, a scendere in campo per dirimere le controversie tra i Signori di feudi confinanti. Sono truppe in cui conta ancora molto il prestigio e la prodezza individuale, in cui i paladini vengono annunciati da araldi, e in cui gli armamenti sono realizzati, perlopiù, in base al gusto dei singoli cavalieri. Sarà possibile, perciò, riconoscervi una grande varietà di forme e stili, sia nelle armi che in elmi, scudi e corazze, così come nelle bardature e gualdrappe dei cavalli. I vessilli magenta e quelli arancio sono, perciò, uno dei pochi chiari segni d'appartenenza alle schiere, rispettivamente, di Gànarylis il Superbo e Yuyedo l'Onesto. 

La scena di battaglia si trova a pag. 172 del romanzo "Le memorie di Helewen".


domenica 25 novembre 2012

Recensione su "Four Ticino" del 25 novembre




Un’opera intensa, avventurosa, talvolta commovente, intrisa di un’atmosfera misticheggiante dal sapore misterioso. Nel vasto e variegato panorama della letteratura fantasy attuale, la saga dei Pirin, che esordisce quest’anno con il primo volume intitolato “Le memorie di Helewen” (Sebastiano B. Brocchi, Casa Editrice Kimerik), si distingue non soltanto per essere la prima proposta del suo genere ideata da un autore ticinese, ma anche, in senso più vasto, per il suo originale approccio a questo genere letterario. La profondità con la quale Brocchi ci permette di immergerci nell’universo da lui immaginato trova pochi paragoni, anche grazie alla ricchissima iconografia che accompagna l’opera (non meno di cinquanta pagine illustrate a colori e diversi schizzi in bianco e nero, tutti realizzati dall’autore), e che ci introduce alle civiltà narrate con dovizia di particolari. Dagli alfabeti all’araldica, dall’architettura all’abbigliamento, passando per armi e armature, flora e fauna, divinità e creature fatate, senza dimenticare il calendario, il sistema monetario o quello di numerazione... insomma tutto quanto contribuisca a rendere quasi reale questo universo fiabesco e conferire maggiore spessore e piacevolezza alla già di per sé nutrita e articolata trama del racconto, o meglio dei racconti, trattandosi in realtà delle vicende di diversi personaggi che confluiscono tutte in un filo conduttore centrale. Un apparentemente inesauribile garbuglio di eventi leggendari, che emerge e pian piano prende forma dalle parole di re Helewen, uno degli ultimi discendenti di una razza di semidei ormai quasi estinta: i Pirin, nati dall’unione di una Fata e di un mortale. Amori, battaglie, intrighi e incantesimi, oggetti magici e curiose creature, si avvicenderanno come in un coloratissimo caleidoscopio sullo sfondo di un’epica missione: trovare il predestinato a portare la corona del Re del Mondo, e sconfiggere per sempre il regno del caos…  



sabato 24 novembre 2012

Come acquistare "Le memorie di Helewen"




PER L'ITALIA

La Casa Editrice Kimerik distribuisce libri in tutta Europa, Usa e Canada. Potete ordinare il libro direttamente dall'editore, scrivendo una mail a info@kimerik.it, prenotandolo telefonicamente al nr. 094 121 503, o acquistandolo online sul sito:
http://www.kimerik.it/Acquistare.asp.
Puoi, inoltre, consultare l'elenco delle librerie affiliate al circuito Kimerik sul sito http://www.shoplibri.com/Circuito.asp, se preferisci ordinare il libro in libreria. 
Infine, il romanzo è presente su tutti i maggiori cataloghi di libri online, come IBS e BOL


PER LA SVIZZERA 

Se ti trovi in Svizzera, puoi acquistare il romanzo "Le memorie di Helewen" in diversi punti vendita. Consulta questo elenco aggiornato per conoscere le librerie in cui ti sarà possibile trovare "Le memorie di Helewen":

  • LIBRERIA DEL MOSAICO - Via E. Bossi 32 - 6830 CHIASSO 


Il romanzo è anche disponibile ad un prezzo speciale sullo shop online della Stelex Software!

Allora cosa aspetti? Non perderti il fantastico primo volume della saga dei Pirin!

giovedì 22 novembre 2012

Il diadema di madreperla




Il vecchio chiese al ragazzo di aspettarlo un momento, e andò a prendere qualcosa all’interno della bottega. Tornò con un oggetto tra le mani: era un diadema di madreperla. “Tieni!”, disse al figlio. “È per te”.

Un dono prezioso, non soltanto per il suo pregio materiale, ma soprattutto per il suo potere magico e per l'importante significato che questo oggetto avrà nella vita del giovane Ofat e di Rirhos la guaritrice. La storia non ci dice nulla sull'origine di questo manufatto. Circolano, tuttavia, alcune leggende sulla creazione del diadema di madreperla. Secondo alcuni, il monile sarebbe stato coniato dal Dio Dhar in persona, anche invocato con il nome Meperadar. 
Dando credito a questa versione (che è quella più comunemente accettata e tramandata) il diadema di madreperla farebbe parte di una serie di gioielli magici forgiati dal Dio, ognuno dei quali avrebbe dovuto rappresentare un diverso gesto o grado di amore. La leggenda vuole che solo radunando tutti insieme i diversi monili di Dhar, si diverrebbe capaci di amare nel modo più completo e perfetto.

Del diadema di madreperla si parla da pag. 359 a pag. 399 del romanzo "Le memorie di Helewen".


mercoledì 21 novembre 2012

Parole-seme e parole-germoglio

La lingua dei Pirin ha una struttura per molti aspetti simile a quelle che conosciamo, per altri profondamente diversa. In essa non esistono gli "articoli", né la divisione tra "sostantivi", "aggettivi", "verbi" altre parti del discorso. Esistono, invece, parole-seme (Ñònon-nothele parole-germoglio (Athus-nothel).

Una parola-seme (Ñònon-noth) descrive un concetto assoluto, un'essenza. Una parola-germoglio  (Athus-noth) rappresenta l'evoluzione di un concetto e il suo adattarsi a casi specifici, precisando la sua funzione nel discorso. Esistono, poi, diversi gradi di evoluzione delle parole-germoglio, che variano dalla semplice aggiunta di desinenze per specificare il genere e il numero o la declinazione verbale, arrivando a parole composte di maggiore complessità. 

Per comprendere meglio l'idea espressa, prendiamo alcuni esempi. "Ev", è una parola-seme. Trattandosi di un concetto astratto, per tradurlo dovremo fare ricorso ad alcuni sostantivi e aggettivi, che tuttavia non potranno rendere pienamente il suo significato. Possiamo tradurre "Ev" con: vista, veggenza, guardia, osservazione, visibile, visto, osservato

Per far capire che la parola "Ev" viene usata per esprimere un'azione, e quindi attribuirle una funzione verbale, verrà declinata con una delle diverse possibili desinenze verbali. Prendiamo, per il nostro esempio, la desinenza dell'infinito, "aar". 
Unendo Ev + aar, otterremo dunque "Evaar", parola-germoglio che significa: vedere, osservare, guardare, vigilare, fare la guardia.

Se invece volessimo unire la parola-seme "Ev" ad un'altra parola-seme, poniamo "Adar" (re, sovrano, signore), otterremmo la parola-germoglio "Evadar", che letteralmente si potrebbe leggere come "re della vista", oppure "signore dell'osservazione", ma che è invece una parola del tutto nuova: "Evadar", infatti, significa occhio. Quindi vediamo che una parola semplice come "Evadar" (occhio) racchiude in sè un significato più sottile e profondo: l'occhio è il "sovrano" della vista. 
Se, invece, volessimo dire proprio "re della vista" senza riferirci all'occhio, scriveremmo le parole "Adar" e "Ev" separatamente, e aggiungeremmo fra loro la particella "Ath", che indica appartenenza. Avremmo quindi "Adar ath ev". 

Un'ulteriore evoluzione, per comprendere come i Pirin "costruiscano" le parole. Se a "Ev" e "Adar", unissimo anche la parola-seme "" (acqua), ottenendo quindi "Evadarhè", avremmo una parola nuova, che significa lacrima. La lacrima è quindi, letteralmente, "l'acqua del re della vista". Con la declinazione verbale, "Evadarhè" + "aar", "Evadarhèaar", diventa piangere, lacrimare.  
Ancora una volta, se non volessimo intendere "lacrima" ma proprio "acqua del re della vista", non scriveremmo "Evadarhè" bensì "Hè ath adar ath ev".

Una volta compreso questo rapporto tra parole-seme e parole-germoglio, tradurre la lingua Pirin sarà molto più facile...




Miràlah, la Fata di Onesi




Dopo alcuni momenti di indecisione, fu Miràlah stessa a fugare i nostri dubbi, riemergendo dalle acque cristalline e facendoci segno con la mano di seguirla, e rituffando subito dopo nel laghetto la sua lunga chioma dai riccioli di rame. 


Miràlah rientra a pieno titolo tra i personaggi più interessanti e misteriosi che popolano il Gaimat. La bellissima Fata, dal mutevole aspetto, che parla sempre di sè in terza persona, e che in un istante ha rubato il cuore di chi ha avuto la fortuna di scorgerla con le sue reali sembianze.
Eccola, in questo inedito ritratto, colta un momento prima di rituffarsi tra le acque del laghetto nel quale si bagna ogni sera al calar del sole. I suoi occhi sono luminosi, come quelli di tutte le creature fatate, e anche la sua fluente chioma ondulata è in grado di illuminarsi come fuoco. Ma qual'è il segreto della chiave che porta al collo?

La storia della fata Miràlah è raccontata da pag. 260 a pag. 284 del romanzo "Le memorie di Helewen".



Duello all'obelisco rosso




Ogni volta che il cavaliere fendeva con forza l’aria con la bella spada argentea, da essa esplodevano saette, tali che avrebbero intimidito qualunque avversario... 

L'immagine immortala un momento del duello tra re Osondel e il misterioso Cavaliere delle Tempeste. Il luogo è la roccia detta dell'obelisco rosso (ru mantùir in lingua Pirin), che sappiamo sorgere in prossimità del villaggio di Aggiukebin. Il paesaggio che fa da sfondo è quello delle terre centrali del Gaimat, un'alternanza di montagne dai picchi innevati e strette vallate boscose tra le quali è facile imbattersi in villaggi e castelli di Uomini e Nani, città ben difese, strade lastricate che serpeggiano dai campi, i vigneti e i mulini a vento del fondovalle, sù, sù, passando dalle selve, fino agli alti crinali percossi dal vento.
In tutto questo, l'obelisco rosso non è altro che un minuscolo testimone silenzioso e solitario, sperduto tra gli alti pascoli a picco sui burroni.
Non è del tutto chiara l'origine e la funzione del monumento. L'obelisco rosso potrebbe fare parte di una serie di elementi di segnalazione, forse posti su antichi confini, indicare i limiti di un feudo. Tuttavia, l'obelisco sembra essere l'unico del suo genere nella regione, come dimostra il fatto che gli abitanti del luogo si riferiscano ad esso per indicare proprio quella roccia e nessun'altra. Il che fa supporre che il monolito potesse avere un ruolo commemorativo, funerario o liturgico. Vestigia di un'antica necropoli, oppure segno trionfale eretto sul luogo di un'antica e ormai dimenticata impresa...
Un'altra ipotesi è che l'obelisco fosse legato alla grotta, poco distante, di cui parla Athusfine. Forse in passato qualcuno aveva trovato l'imboccatura della grotta e, per ritrovarla in seguito, decise di erigere una pietra di segnalazione. 
Si tratta in ogni caso di un monolito di piccole dimensioni, che non deve aver necessitato del lavoro di molte persone per essere scolpito e innalzato. Non è da escludere che la pietra si trovasse già in quella posizione, e per questo fu sufficiente levigare, incidere e dipingere di rosso una guglia rocciosa naturale. 

Il luogo è abbastanza impervio, e raggiungerlo, la notte del duello, è stato ancor più difficoltoso a causa dell'oscurità e la pioggia scrosciante. Se, da un lato, il Cavaliere delle Tempeste conosce questo tratto di montagna come le sue tasche, il che rappresenta un netto vantaggio sul suo avversario, è anche vero che il suo equipaggiamento è decisamente più pesante e ingombrante di quanto non lo sia quello di Osondel. Quest'ultimo, infatti, non è impacciato dall'armatura metallica, e il suo abbigliamento gli permette una maggiore libertà di movimento. D'altro canto, però, ricordiamo che Osondel non dispone di un'arma magica come la potentissima spada brandita dal suo temibile avversario! Il sovrano di Lothriel confida soltanto della sua conoscenza delle arti marziali Pirin e... sulla sua alleata invisibile.


Il duello all'obelisco rosso viene raccontato da pagina 139 a pagina 143 del romanzo "Le memorie di Helewen".





martedì 20 novembre 2012

Il Noth di Lothriel


Iniziare un discorso sulla lingua dei Pirin impone di considerare per prima cosa il termine che designa, appunto, la lingua o linguaggio. "Noth", in realtà, è una parola che significa diverse cose: voce, verbo, parola, volere, volontà, decisione. Per esteso, lingua o linguaggio
Nel Gaimat, quando si parla di "Noth" per riferirsi ad una lingua, si parla in genere dell'unica lingua universale conosciuta in tutto il continente, quella insegnata originariamente dagli Dei e in seguito tramandata dai Pirin. Tuttavia, solo a Lothriel il Noth è rimasto, salvo impercettibili evoluzioni, quello originale. Nel resto del mondo conosciuto, i diversi popoli hanno a loro modo adattato e stravolto il Noth trasformandolo in una grande varietà di dialetti regionali o ardnothel (del cui lessico e della cui grammatica sappiamo poco). 
Lo stesso vale per l'alfabeto: in quanto depositari dell'alfabeto sacro o ieratico, i Pirin si sono preoccupati di tramandarlo ai posteri così come venne affidato loro, mentre gli altri popoli crearono molti diversi alfabeti regionali. Così, nel Gaimat, linguaggio e alfabeto dei Pirin sono rimasti l'unica lingua comprensibile (e leggibile) ovunque, almeno da quanti abbiano ricevuto un'istruzione. E' per questo che, nel corso della nostra esplorazione, ci occuperemo soprattutto di spiegare e analizzare il lessico e la grammatica del Noth di Lothriel, il linguaggio con il quale re Helewen ha dettato le sue memorie al giovane Nhalfòrdon-Domenir...


sabato 17 novembre 2012

"Le memorie di Helewen" finalmente disponibile!




Questo non è soltanto un libro. Questa è una sfida. Una scommessa nel dare vita ad un mondo. Portare alla luce un profondo e ricchissimo universo che, fino a ieri, esisteva soltanto nella mente del suo autore, lo scrittore e artista Sebastiano B. Brocchi, e che ora diventa invece un luogo dell'immaginazione da condividere con tutti voi, nel quale ognuno di voi potrà immergersi usando nient'altro che la fantasia.

Il romanzo "Le memorie di Helewen" (Casa Editrice Kimerik) è un vero e proprio portale magico che vi farà tornare ai mondi fiabeschi visitati nei sogni d'infanzia, quelli popolati da draghi, stregoni e cavalieri, e vi accompagnerà in nuovi sogni fatti di popoli, creature, città e oggetti incantati tutti da scoprire. La trama del romanzo, è in realtà l'incontro e la confluenza di molte storie, miti e favole, che si intrecciano intorno ad un grande filo conduttore: le avventure che hanno portato alla nascita del popolo dei Pirin, lo sviluppo della loro fiorente civiltà, e la missione alla quale sono stati predestinati dagli Dei.

Un viaggio che continuerà anche oltre la lettura del libro, sui tre siti web dedicati a questa nuova saga (pirinsaga.blogspot.com, facebook.com/pirinsaga e twitter.com/SagaPirin), dove troverete sempre nuovi approfondimenti, straordinarie immagini inedite, notizie e altri extra riguardanti l'universo dei Pirin!


Il romanzo "Le memorie di Helewen", 22.- euro, può essere acquistato:

1) online con una e-mail a: info@kimerik.it

2) puoi prenotarlo telefonicamente al nr. 094 121 503

3) puoi acquistarlo online sul sito della Casa Editrice: http://www.kimerik.it/Acquistare.asp

4) Fra 20 giorni potrà essere ordinato nelle librerie del circuito Kimerik http://www.shoplibri.com/Circuito.asp

5) Prossimamente sarà disponibile anche in diverse librerie della Svizzera italiana al prezzo di 28.- Sfr. (l'elenco delle librerie sarà pubblicato su questo sito).