sabato 31 dicembre 2016

L'abbigliamento dell'imperatrice Tewirneh



Tewirneh She, sposa dell'imperatore Tharaus Lithucorn di Sandovelia, sfoggia un abbigliamento che cerca di coniugare le esigenze dettate dal protocollo con i gusti personali della sovrana. Gli elementi di chiara matrice politica sono i diversi richiami al casato del suo regale consorte, ovvero l'Unicorno bianco su fondo azzurro smeraldino. Anche il massiccio utilizzo dell'ermellino è una necessità imposta dal suo rango: l'abito sontuoso di Sua Maestà, infatti, deve mostrare chiaramente l'importanza dei regnanti sandoveliani e il loro peso nella scacchiera internazionale. Tuttavia, a differenza di altre sovrane che l'hanno preceduta sul trono dell'Unicorno - e di molte ambiziose rappresentanti della nobiltà locale - Tewirneh dimostra un carattere poco incline all'eccessiva opulenza e agli inutili orpelli, perciò le sue richieste alla sartoria imperiale sono caratterizzate da uno stile raffinato, che predilige i colori pastello (come il rosa pallido) e limita la presenza di nastri, fiocchi, piume e altri gingilli, nel tentativo di mantenere una certa contegnosa discrezione. 

venerdì 30 dicembre 2016

I prìncipi di Bin Pantidari



Da quando fu conquistata dai Duharion, la città di Bin Pantidari è retta da un collegio di quattro prìncipi, appartenenti a quattro diversi casati. Questo sistema, nell'ottica della nobiltà locale, avrebbe evitato che una delle famiglie patrizie prendesse il sopravvento sull'altra. In effetti va detto che si ricordano pochi conflitti interni nella storia del fiorente principato, grazie anche all'alto grado di istruzione cui vengono sottoposti i rampolli destinati a salire al trono. Le dinastie principesche di Bin Pantidari, infatti, sono sempre state ritenute dei modelli di raffinatezza culturale. I prìncipi di Bin Pantidari sono versati in diversi campi del sapere e amano tutto ciò che paia loro esotico, strano e degno d'interesse. Questo fa di loro dei grandi collezionisti di amenità, oggetti eccentrici e animali rari, che rendono il palazzo e l'intera città un'estesa "camera delle meraviglie". Al contempo, però, la natura fortemente suggestionabile dei sovrani li ha resi, più di una volta, facili vittime di ciarlatani, imbonitori, finti maghi e venditori di false reliquie...
Infine, va detto che il gusto per lo sfarzo e le bizzarrie è spesso costato ai prìncipi il dileggio da parte di popoli e casati regnanti di alcuni Paesi stranieri meno inclini al lusso appariscente, prima fra tutti la sobria città di Pilannard Riel. Quest'ultima ha assunto i prìncipi di Bin Pantidari a figure proverbiali, tanto che, tra i suoi abitanti, dare a qualcuno del "Binpantidariano" equivale ad attribuirgli un carattere stravagante, vanitoso, e la tendenza a indulgere in vizi tipici dell'aristocrazia. 


lunedì 26 dicembre 2016

Le battaglie tra gli Gnomi




"E più la creatura volante si abbassava, Hairam cominciava a scorgere il brulicare degli Gnomi" (da "Hairam Regina").

Gli scontri tra le tribù degli Edimukku - gli Gnomi del deserto roccioso - ci vengono descritti come frequenti e cruenti, rapidi e almeno apparentemente disordinati. Le armi in rame forgiate dal piccolo popolo potrebbero sembrare rudimentali: in realtà, ad un'analisi più attenta, si scoprirà che malgrado l'utilizzo di materiali "poveri", i fabbri Edimuuku dedicano grande cura alla forgiatura di lame e scudi dalle elaborate decorazioni, testimonianza di una cultura iconografica alquanto evoluta. Anche al di là delle valenze estetiche, le forme complesse e irregolari delle punte di lancia permettono una grande versatilità di utilizzo rispetto alle tradizionali aste a punta di goccia. 

domenica 25 dicembre 2016

La torre dello stregone di Goitehesfol




"... come una stretta fenditura che si apriva sul fianco del monte, quasi fosse una ferita di spada. Quell’idea sinistra era rafforzata dalle colature ferruginose sulle rocce sottostanti, che suggerivano l’immagine di un’emorragia della montagna" (da "Hairam Regina").

L'architettura di On-Ifar



Il piccolo ma fiorente reame di On-Ifar ha sviluppato un'architettura molto elegante, ispirata all'accentuata verticalità che caratterizza il paesaggio di quei territori. Una verticalità suggerita sia dalle montagne, tra le quali il regno è adagiato, sia - soprattutto - dalle altissime cascate a strapiombo. In architettura questa idea è stata ripresa con forme che si slanciano coraggiose verso il cielo, abbondano infatti le torri e i minareti. L'acqua, elemento dominante del paesaggio onifariano, ha ispirato anche la sagoma "a goccia" delle guglie e le singolari mura perimetrali che, a differenza di quanto visibile altrove, si snodano su un percorso fluido senza seguire rigidi schemi costruttivi. 
Altra peculiarità del Regno del Gatto Bianco sono le alte vetrate policrome che ornano i palazzi e gli edifici principali, veri e propri gioielli d'artigianato la cui realizzazione richiede la più grande maestria - il che ha determinato il notevole sviluppo e il progressivo perfezionamento dell'arte vetraria nel regno. 


mercoledì 21 dicembre 2016

I paramenti cavallereschi dell'imperatore Tharaus



"Raggiunsi l’Occhio del Re quando Tharaus si apprestava ormai a lasciarlo, montando su un destriero bianco dalle gualdrappe e bardature talmente fastose da risultare quasi più impacciato del suo cavaliere nei movimenti!" (da "Hairam Regina").

lunedì 5 dicembre 2016

Recensione su "Four Ticino" del 5 dicembre





Tornano le avventure dei Pirin in questo secondo volume dell’omonima saga. Ritroviamo l’avveduto e sagace re Helewen e la sua amata, l’intraprendente e idealista Hairam, alle prese con problemi epocali. Siamo negli anni che segneranno una svolta decisiva nella storia del continente di Gaimat. Al centro della vicenda, la ricerca della misteriosa Incudine di Elpur, unico oggetto su cui sembra possibile riforgiare la sacra Corona del Re del Mondo. In questo quadro, le imprese dei singoli personaggi e le vicende collettive dei popoli diventeranno il riflesso di sentimenti e stati d’animo delineati in forma allegorica, come avveniva nei grandi poemi epici dell’antichità. Molti anelli oscuri della trama acquisiranno via via un senso, mentre sorgeranno nuove domande alle quali, per il momento, non potremo dare risposta (in attesa del terzo volume conclusivo). Troveranno così una coerenza eventi apparentemente distanti tra loro sia nel tempo che nello spazio, come ennesima dimostrazione che tutto risponde al preciso disegno del Fato cui solo gli occhi dei Numi hanno accesso. Tutto ruota intorno all’enigma della corona spezzata, mistero millenario che aspetta di trovare una soluzione alla fine dei tempi. Cosa rappresentano i frammenti di quel misero cerchio di metallo arrugginito, destinato a diventare il più potente dei diademi regali? In essi sembrano essere racchiusi il bene e il male del mondo, la rovina e la rinascita, le lacrime e i sorrisi dei mortali. Oscuri e ambigui auspici gravano anche sulla progenie della coppia regale di Lothriel: i figli della profezia porteranno su di sé grandi anatemi e benedizioni. Dalle loro scelte, dalle strade che imboccheranno, dipenderanno le sorti di molti. Brocchi racconta il delicato e complesso intrigo con uno stile che spazia dal fiabesco al mistico, dall’avventuroso al poetico, toccando talvolta in modo incredibilmente ravvicinato il vissuto psicologico dei personaggi. Coraggio, amore, fiducia, tradimento, gelosia, furbizia, inganno, saggezza, si mescolano in un mosaico dalle tinte variegate, capace di avvincere il lettore per le 600 pagine di cui si compone questo epic fantasy nostrano. Ricordiamo che sulla scia della saga vedrà presto la luce un videogame, curato dallo stesso autore in collaborazione con gli sviluppatori ticinesi della Stelex Software. Un’avventura punta e clicca intitolata “Eselmir e i cinque doni magici”, che rappresenterà un imperdibile spin-off per addentrarsi ancor più in profondità, tra nuovi personaggi e colpi di scena.