lunedì 13 ottobre 2014

Una voce per Lothriel: intervista a Reydana


Reydana ai Beatles Days di Bellinzona, foto di Max Tosio

Sempre più talenti ticinesi stanno unendo la loro creatività ispirati dal progetto "Eselmir e i cinque doni magici", il videogame firmato Stelex Software ispirato alla saga dei Pirin. Oltre all'arte e la scrittura di Sebastiano B. Brocchi, il paziente lavoro di programmazione e animazione realizzato da Stefano e Tania Maccarinelli, un aspetto decisamente importante nello sviluppo di questo videogame è quello della musica, alla quale i realizzatori stanno dando grande attenzione, con la volontà di dar vita ad una colonna sonora coinvolgente ed emozionante.
Tra gli autori del soundtrack vi abbiamo già presentato Marco Santilli Rossi e Filippo Zanoli. In questa nuova intervista avremo modo di conoscere un'altra eccellente voce di casa nostra: la cantante, originaria di Olivone, Reydana.


D: Reydana è il tuo nome d'arte: come mai l'hai scelto e in che modo credi che ti rappresenti?

R: Il mio nome d’arte “Reydana” nasce dalla composizione di due parole, tra cui vi è il mio nome e il cognome paterno e ad entrambi ho tolto semplicemente una lettera. Rey in sostanza non vuol dire nulla, ma la sua pronuncia assomiglia molto  a quella in inglese di “ray” (che significa “raggio”) mentre Dana ho scoperto casualmente che in sanscrito significa "amore incondizionato".

Quindi sono poi arrivata un giorno ad interpretarlo come: "Un raggio di amore in condizionato". Non so se mi rappresenta come nome, ma spero di portare nella mia musica questo concetto! La musica è - e lo sarà sempre - una speranza, un qualcosa di invisibile che ci unisce.


D: Cosa puoi dirci del tuo stile musicale? A quali autori o autrici ti senti particolarmente affine?

R: Il mio primo album l’ho fatto nel 2010 ed è un pop italiano. Beh da allora sono passati quasi 4 anni… di cose ne sono cambiate, io sono cambiata… 

Oltre a suonare e comporre mi dilettavo spesso ad arrangiare (in maniera molto empirica) i miei brani. Matura così una curiosità verso quel mondo che mi ha portato a prendere la decisione di iniziare un percorso scolastico presso il CPM di Milano nel corso Writing & Production. Sto scoprendo sonorità e colori nuovi da aggiungere… e mi rendo conto di come questo mi stia cambiando moltissimo. Quindi è come se stessi ancora scoprendo chi sono veramente! 

Come cantanti femminili italiane ho sempre ascoltato Elisa per quel che riguarda le sonorità e la sua voce e invece Carmen Consoli per le parole. Tra i cantanti uomini, invece, mi è sempre piaciuto Battiato per il suo lato esoterico simile al mio... comunque ho sempre ascoltato di tutto:  Radiohead,  Pink Floid,  Beatles, Jeff Buckley, Björk, Damian Rice, compresa la musica classica ecc…


Reydana in un'altra foto di Max Tosio


D: Quante canzoni hai pubblicato e quali sono i principali messaggi che si possono trovare tra i tuoi versi?

R: Ho pubblicato dieci brani tra cui uno in inglese. I messaggi dei miei brani, a parte "Cuore di Loto" e "Autunno", sono solita lasciarli nascosti… questo perché credo che dal momento in cui tu pubblichi un brano non è più solamente tuo… ma di tutti! Questo per rendere più facile l’immedesimazione. 

Il brano “Autunno”  descrive un momento di disperazione di una persona... la quale non riesce più a dare un senso alla Vita e vede in ogni cosa la fine... questo stato di tristezza l'ho così paragonato all'Autunno e alle leggi della natura! Autunno é quindi la metafora del Dolore, della Morte ma anche della Speranza e della Continuità.

Non c'é mai una fine... niente muore se non per rinascere!


D: C'è un brano particolare del tuo repertorio che ha fatto sì che venissi contattata per partecipare al progetto di "Eselmir e i cinque doni magici", ed è la canzone "Cuore di Loto". Cosa puoi dirci al riguardo? 


R: Il brano “Cuore di Loto” descrive la crescita interiore… l’evoluzione che abbiamo durante la nostra vita attraverso momenti particolari, molte volte difficili! Il Loto è uno splendido fiore che, si sa, nasce dal fango… ho scelto quindi questa metafora perché rispecchia appieno quello in cui credo. 

È grazie a questo brano che sono stata contattata da Sebastiano Brocchi. Lo ha colpito dal fatto che, sebbene non conoscessi ancora nulla della saga dei Pirin, la canzone sembra stata scritta apposta per entrare a far parte della colonna sonora di “Eselmir”! Ricordiamo infatti che il popolo dei Pirin è stato generato dalla Fata dei Fiori di Loto, e Lothriel, il nome della loro terra, significa proprio "Reame dei Fiori di Loto". Sarà una coincidenza o pure no, ma ci tenevo dirlo!




D: Che impressioni hai avuto sull'universo fantasy dei Pirin?

R: Sono sempre stata molto affascinata dai mondi fatati, dai miti, dalla magia e dal mistero! Un film che mi ha lasciato un segno quando ero piccola è stato “La storia infinita”.  

Nell’universo Pirin trovo tutte questi aspetti… quindi oltre che essere lusingata, sono fierissima di esser stata coinvolta nella colonna sonora di questa saga!


D: Nel videogame potremo ascoltare anche delle tue composizioni inedite?


R: Per quanto riguarda altre composizioni inedite nel videogioco, molto probabilmente ci sarà qualcosa, ma la terrò come una sorpresa!



mercoledì 8 ottobre 2014

Gli altari del sole ad Halriel



Il regno di Halriel si trova nelle estreme propaggini sudoccidentali del continente, dove il deserto assolato e sabbioso incontra il caldo mare meridionale. Terre abitate perlopiù dagli uomini neri del popolo Rodiarion o Uomini del Deserto, e dalle fiere combattenti della stirpe delle Amazzoni. Le genti di questi luoghi sono le più devote al Signore del Sole e della Luna, il Dio Halnihaiad, anche invocato con il nome Halhaiad, detto il chiarificatore. Mentre il culto lunare è particolarmente vivo nell'isola di Borhèa, nel regno di Halriel (che significa proprio Regno del Sole) sono stati eretti numerosi altari monumentali dedicati all'astro del giorno. 
Si tramanda, infatti, che quando gli Dei vivevano accanto ai mortali nel basso mondo, proprio ad Halriel sorgesse la fortezza abitata dal Dio Halhaiad. Anzi, ad ascoltare i canti tramandati in queste contrade, proprio la costante vicinanza di Sole e Luna sarebbe stata la causa dell'inaridimento della regione fino a renderla un mare di dune di sabbia. Questo non è vissuto dagli indigeni come una maledizione celeste, al contrario: il deserto è considerato un dono del sole. Le Amazzoni ritengono il deserto un luogo di iniziazione, poiché è con un periodo di solitudine nelle dune (con la sola compagnia della propria cavalcatura) che si tempra lo spirito delle giovani donne guerriere prima di essere accolte ufficialmente nella comunità. L'ostilità del deserto è dunque vista come una prova offerta dal Dio per vincere i propri fantasmi. Per le Amazzoni, colei che ha affrontato e superato il deserto non avrà più paura di nulla. Questa profonda gratitudine nei confronti del sole spinge le Welahirin a recarsi presso gli altari, in periodi prefissati, per compiere delle offerte. 


venerdì 3 ottobre 2014

L'architettura di Dratmason



La città di Dratmason costituisce un curioso crogiolo di diverse culture, ognuna delle quali vi ha lasciato un'impronta nell'eccentrico stile architettonico di questo importante centro urbano nordorientale. In particolare, la storia di Dratmason è stata segnata da periodi di alterna dominazione - o di pacifica convivenza - tra i Fhegòlnori (Uomini del Nord), i Duharion (Uomini dell'Est), e i Gottilsi (Nani) provenienti dal vicino regno di Melim Hè. 
A Dratmason convivono essenzialmente due principali stili architettonici, che hanno saputo trovare un'ottimo equilibrio. Uno, più antico, è caratterizzato da edifici in pietra bianca dall'aspetto molto spoglio e geometrico, con alte guglie piramidali dalle pareti levigate, simili a spine. A questa corrente architettonica appartiene proprio il grande Castello Triangolare che dà il nome alla città.
L'altro, che si è imposto in epoche successive, è uno stile molto più improntato alle forme naturali e complesse, e ha portato all'erezione di singolari pagode dalle cupole "a campana" che ormai segnano in modo inconfondibile il panorama cittadino, ma anche all'utilizzo di elementi decorativi come colonne tortili. Questo secondo stile architettonico ricorre ad una più vasta gamma di materiali costruttivi, ma in particolare privilegia la malleabile pietra color grigio o giallo senape di cui abbonda il territorio del regno (materiale molto meno costoso rispetto al marmo bianco usato nelle epoche precedenti, che veniva estratto molto più a sud ad un'altitudine maggiore.