Un’opera intensa, avventurosa, talvolta commovente, intrisa di un’atmosfera
misticheggiante dal sapore misterioso. Nel vasto e variegato panorama della
letteratura fantasy attuale, la saga dei Pirin, che esordisce quest’anno con il
primo volume intitolato “Le memorie di Helewen” (Sebastiano B. Brocchi, Casa
Editrice Kimerik), si distingue non soltanto per essere la prima proposta del
suo genere ideata da un autore ticinese, ma anche, in senso più vasto, per il
suo originale approccio a questo genere letterario. La profondità con la quale
Brocchi ci permette di immergerci nell’universo da lui immaginato trova pochi
paragoni, anche grazie alla ricchissima iconografia che accompagna l’opera (non
meno di cinquanta pagine illustrate a colori e diversi schizzi in bianco e
nero, tutti realizzati dall’autore), e che ci introduce alle civiltà narrate
con dovizia di particolari. Dagli alfabeti all’araldica, dall’architettura
all’abbigliamento, passando per armi e armature, flora e fauna, divinità e
creature fatate, senza dimenticare il calendario, il sistema monetario o quello
di numerazione... insomma tutto quanto contribuisca a rendere quasi reale
questo universo fiabesco e conferire maggiore spessore e piacevolezza alla già
di per sé nutrita e articolata trama del racconto, o meglio dei racconti,
trattandosi in realtà delle vicende di diversi personaggi che confluiscono
tutte in un filo conduttore centrale. Un apparentemente inesauribile garbuglio
di eventi leggendari, che emerge e pian piano prende forma dalle parole di re
Helewen, uno degli ultimi discendenti di una razza di semidei ormai quasi
estinta: i Pirin, nati dall’unione di una Fata e di un mortale. Amori,
battaglie, intrighi e incantesimi, oggetti magici e curiose creature, si
avvicenderanno come in un coloratissimo caleidoscopio sullo sfondo di un’epica
missione: trovare il predestinato a portare la corona del Re del Mondo, e
sconfiggere per sempre il regno del caos…
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