mercoledì 31 dicembre 2014

BUON ANNO A TUTTI VOI!




Un sentito ringraziamento a tutti quelli che ci seguono e ci amano, che nel corso di questo 2014 si sono lasciati entusiasmare e trasportare con la fantasia nelle terre leggendarie di Gaimat, che hanno letto il romanzo "Le memorie di Helewen" e ora aspettano di scoprire il seguito della saga, agli impazienti per l'uscita del videogame "Eselmir e i cinque doni magici" (Stelex Software), a tutti quelli che anche solo per un momento hanno sognato di cavalcare nel deserto a fianco delle Amazzoni, volare sulle ali di un drago, esplorare i boschi degli Elfi, combattere uno stregone o scalare le montagne per raggiungere il fiabesco reame di Lothriel...
A tutti voi, che non avete perso il dono dell'immaginazione, rivolgiamo i nostri migliori auguri per un meraviglioso 2015! 
Come biglietto di Buon Anno, pubblichiamo questa raccolta delle tante immagini inedite apparse nel corso dell'ultimo anno, ognuna delle quali è stata accompagnata da un articolo o un racconto specifico, che vi hanno permesso di conoscere sempre nuovi aspetti del mondo nato dalla penna di Sebastiano B. Brocchi...

BUON ANNO A TUTTI VOI! 

giovedì 25 dicembre 2014

Le guerre dei Folletti



Negli annali di Gaimat vengono ricordate diverse Ymirihagardi (o Guerre dei Folletti), ma ve ne furono molte di cui si è persa ogni memoria storica. Spesso, infatti, gli scontri di questi piccoli popoli della natura avvengono lontano dalle contrade civilizzate, nelle grandi foreste vergini e le lande selvagge...

I popoli di Folletti del continente sono quanto mai eterogenei, sia per aspetto che per popolazione e costumi. Alcuni dei loro regni contano migliaia di individui, altri non sono che piccole tribù, ma nell'uno come nell'altro caso è possibile che la loro presenza passi inosservata da parte delle civiltà confinanti. I Folletti sono esseri decisamente schivi, che tendono a mimetizzarsi con gli elementi del paesaggio che li hanno generati. 

Anche la grande guerra che per molti anni divise gli Ustuymiri (Folletti delle Piume) e i Banoymiri (Folletti delle Foglie) che si svolse ai piedi e alle pendici del monte Kautaymiri detto anche la Montagna Nera, è un evento tramandato soltanto dalla memoria di pochi sapienti, proprio perché si svolse a grande distanza dalle città dei mortali e non li coinvolsero salvo rare eccezioni. 

Gli scontri tra i Folletti si svolgono su campi di battaglia molto variegati, dato che questi esseri sono in grado sia di volare che di arrampicarsi facilmente su diverse superfici. Inoltre, alcuni di loro hanno sviluppato una forma di simbiosi con altri esseri viventi, che utilizzano anche in battaglia come cavalcature o animali da traino per i piccoli carri da guerra. 

Trattandosi di creature magiche, i Folletti risentono molto anche della presenza di particolari elementi del paesaggio che siano rivestiti della  fur (magia), come possono esserlo le grandi pietre sacre dei templi druidici, le fonti sacre o alcuni alberi secolari. Questi luoghi diventeranno allora dei tabù o, al contrario, saranno eletti a rifugio sicuro da alcune stirpi di Folletti rispetto ad altre che invece se ne terranno lontane. 

Le armi forgiate e utilizzate dai Folletti sono di vario tipo e composte di una grande quantità di materiali a seconda della stirpe di Folletti che le ha fabbricate. Tutti i Folletti hanno una grande inventiva nella scelta dei materiali e un innato amore per l'artigianato, sebbene si tratti di un artigianato profondamente diverso da quello delle razze mortali. Si ritiene, infatti, che i Folletti siano in grado di plasmare la materia senza utilizzare strumenti. Alcuni sostengono che la lavorino attraverso il suono della loro voce, altri che la sfiorino con particolari movenze delle mani in grado di imprimere nuove forme agli oggetti, ma si tratta appunto soltanto di supposizioni che nessuno è stato in grado di verificare...



lunedì 15 dicembre 2014

Il palazzo imperiale di Sandovelia



Data la sua estensione, la quantità di edifici che lo compongono e il numero impressionante di persone che è in grado di ospitare, il palazzo imperiale di Sandovelia costituisce una sorta di "città nella città". Lo stesso nome della città, Sandovelia (dalle parole "sando", grande, e "velia", palazzo), deriva da questo impressionante complesso architettonico. 

L'area occupata dal complesso nella Settima Era è di circa mezzo qunaklordriel (corrispondente a ca. 1'200'000 mq) e comprende quattro edifici maggiori tra loro collegati, un vasto parco ornamentale e due porti affacciati sul lago Pàndihalbar. 
Il nucleo originario del palazzo è costituito dai due edifici sul lato sud-ovest, sorti in corrispondenza del preesistente castello e del tempio dell'ariete (vedi "Sandovelia nella Terza Era"). L'ampliamento dell'Impero e del conseguente peso politico della capitale hanno portato le diverse dinastie regnanti a decidere per i successivi ampliamenti nell'area nord-ordientale, spostando in questa direzione il fulcro del complesso architettonico. 

Il palazzo della Settima Era appare come degno rappresentante della potenza di Sandovelia e della dinastia dell'Unicorno, ed è capace di accogliere sovrani, vassalli e ambasciatori stranieri con i suoi spazi generosi e imponenti; ma anche ospitare stabilmente gran parte dell'aristocrazia cittadina e la rispettiva servitù. 



domenica 14 dicembre 2014

L'abbigliamento dei Pegmenjabaroi



Gli abiti confezionati nella valle di Pegmenjaba hanno, in genere, una scarsa qualità sartoriale sia nella precisione delle cuciture (ridotte al minimo indispensabile) che nel ricamo delle stoffe, le quali sfoggiano disegni poco elaborati e tinte poco costose. 

Questo non si deve ad una scarsa propensione artistica dei Pegmenjabaroi, bensì alle condizioni climatiche della valle, in cui l'estrema umidità e il proliferare di muffe tendono a deteriorare le stoffe in modo molto più rapido che altrove. Questo ha spinto la civiltà autoctona a sviluppare diverse soluzioni ingegnose. Una di queste è l'utilizzo di motivi decorativi facilmente riproducibili, che non vengono ricamati bensì disegnati direttamente sulle stoffe con inchiostro. Gli elementi più pregiati di un abito, spesso, vengono impermeabilizzati con vari accorgimenti: ad esempio ricoprendoli di cere vegetali o resine. Largo uso viene dato ai materiali meno deteriorabili, tra cui il cuoio. Infine, il caratteristico odore di "affumicatura" che contraddistingue gli abiti di Pegmenjaba, è dato dalla diffusa abitudine di conservare gli indumenti in particolari guardaroba simili a gabbie di legno sospese, posti in prossimità dei focolari.

I colori degli abiti variano dal panna al grigio al verde marcio,  al giada, passando per il prugna o blu dai toni spenti. I motivi decorativi più utilizzati sono le espressioni del viso umano, ma anche i due animali simbolo della città di Adesi Nothar: la chiocciola e il parrocchetto.
In contrasto con la semplicità degli abiti, i Pegmenjabaroi sfoggiano copricapi e gioielli metallici molto sofisticati.