Vi è una regola linguistica semplice e universale per il Noth di Lothriel: il plurale di una parola si forma aggiungendo la desinenza "i".
Alcuni esempi: "nihktil" (frutto, bacca), "nihktili" (frutti, bacche). "Lin" (coppa, calice, bicchiere, vaso), "lini" (coppe, calici, bicchieri, vasi). "Onaith" (tavolo), "onaithi" (tavoli).
Vi sono, però, alcuni casi eccezionali che vanno considerati. Per alcune parole (molto poche, in realtà), esistono dei plurali particolari. Parole per le quali il plurale in "i" non è sbagliato (e talvolta compare), ma sconsigliabile o poco utilizzato, in genere poiché decaduto e soppiantato da altre forme più recenti, o perché derivato dall'influenza di altre lingue.
Ecco alcune di queste eccezioni:
"Ad" (dio, dea, divinità) al plurale diventa "adhìr".
"Ah" (donna, signora, dama, sposa, femmina, femminile), diventa "aali".
"Ar" (uomo, signore, sposo, maschio, maschile, virile), diventa "arion".
"Atthù" (vita, vivo, vivente, animato, ricordo, ricordato), diventa "atthì".
"Edimuk" (gnomo), diventa "edimukku".
"Ilsi" (popolo, gente, nazione), diventa "ilsei".
"Màni" (sasso, ciottolo, pietra, grano, granello), diventa "mànis".
"Mason" (castello), diventa "masond".
"Noth" (voce, verbo, parola, volere, volontà, decisione, linguaggio), diventa "nothel".
"Padran"(gesto, movimento, azione, gestualità), diventa "padranar".
Un'altro tipo di eccezione, è costituita da quelle rare parole che finiscono in "i" al singolare. In questi casi, il plurale sarà reso con la doppia "i". Esempio: "iri" (cerbiatto), al plurale diventa "irii" (cerbiatti), "nevi" (lago), al plurale diventa "nevii" (laghi), "mari" (stanza, sala, locale) diventa "marii" (stanze, sale, locali).
Vi sono, infine, alcune parole che non variano al plurale o singolare, come "Pi" (ninfa, fata, ninfe, fate) e "Din"(spiritello, spiritelli).