Dopo la grande roccaforte di Mason Gottbin, la città di Melim Hè rappresenta il più influente insediamento edificato dal popolo dei Nani. Il suo nome significa la Dolce Acqua, perché l'acqua che sgorga da alcune delle numerose sorgenti nel suo territorio (note anche per le virtù curative) ha un caratteristico sapore zuccherato, che alcuni paragonano allo sciroppo di fiori di sambuco, oppure al gusto dell'idromele. Non a caso la città sovrasta le alte gole del fiume Ñedoghend, il cui nome significa appunto Idromele, in onore di una delle bevande preferite dai Nani.
Alla rocca si accede da un lunghissimo ponte che collega i due versanti della gola, passando su una strada lastricata e smaltata color rosa, con intarsi di giada che narrano i principali fatti della storia del regno e le imprese eroiche dei suoi sovrani. Alle spalle della città fortificata la montagna si apre come un libro: sulle vestigia di un'antica cava di pietra dalle alte pareti, i Nani hanno scolpito a bassorilievo il colosso del primo re di Melim Hè, e sopra di lui una grande coppa ricoperta d'oro, a sua volta sormontata dalla scultura di una testa di toro. Questi simboli richiamano il mito della fondazione cittadina, che affonda in un'epoca lontana in cui il re dei Nani affrontò e sacrificò un toro sacro, l'animale fatato che governava quei territori nella Seconda Era.
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