Oggi incontriamo Sebastiano
Brocchi, autore del romanzo “Pirin - Le
memorie di Helewen”. Come nasce questo libro?
Nasce
dall’incontro e la fusione di molte storie e racconti, che s’intrecciano
intorno alla vita e ai ricordi di re Helewen e del suo popolo semidivino, i
Pirin. Una formula narrativa abbastanza originale in rapporto ai fantasy ai
quali siamo abituati, che si situa a metà strada tra il romanzo, la raccolta di
fiabe, il viaggio iniziatico, il poema epico. Una storia molto articolata e per
certi versi complessa, che senza sosta “sconfina” nella filosofia, nel sogno,
nella poesia o nel sacro. La storia di un mondo immaginario, il continente di
Gaimat, e delle altrettanto immaginarie civiltà che lo popolano, delle creature
chimeriche che si annidano nelle sue sconfinate foreste, nei deserti o tra i
monti impervi, dei potenti oggetti magici celati praticamente ad ogni angolo…
Cosa rappresenta per lei la scrittura?
La
scrittura, così come l’arte è un modo per esprimere qualcosa di noi stessi,
talvolta in modo esplicito, molto spesso in modo implicito. Un libro ha sempre
diversi livelli di lettura, da quello più superficiale a quello più profondo e
nascosto; ed è questo, credo, uno degli aspetti più affascinanti della
scrittura e di tutte le forme artistiche. Il libro mostra e nasconde allo
stesso tempo. Ognuno può scoprirvi una storia diversa, a seconda del proprio
vissuto, delle proprie esperienze, delle proprie intuizioni. E questo è forse
ancora più vero quando parliamo di libri fantasy, perché la fantasia sfugge al
desiderio di dare una spiegazione chiara e univoca al linguaggio.
Quanto
detto della scrittura, vale anche per l’arte figurativa, che è un altro dei
mezzi espressivi che amo e utilizzo maggiormente. Questo mio sesto libro è
sicuramente il più ricco anche dal punto di vista delle illustrazioni, poiché
nelle sue diverse tavole a colori e in bianco e nero raccoglie decine e decine
di schizzi, disegni e fotoelaborazioni digitali, alcuni dei quali nati a
diversi anni di distanza, per cui riassumono in parte l’evoluzione anche
iconografica che ha avuto l’universo dei Pirin nel tempo…
Quando ha cominciato a scrivere “Pirin - Le memorie di Helewen” e quanto tempo ha
impiegato per concluderlo?
Ho
cominciato a lavorarci più di dieci anni fa, quando ho sentito nascere dentro
di me la volontà di creare una grande saga fantasy che non si limitasse ad una
trama avventurosa ma contenesse un vero e proprio universo alternativo con le
sue tradizioni, i suoi usi e costumi, il suo linguaggio, geografia, religione e
molto altro. In questo mi sono lasciato ispirare, sicuramente, dalle saghe
cinematografiche che più mi avevano entusiasmato in quegli anni, ovvero “Star
Wars” e “Il Signore degli Anelli”. Se all’inizio avevo pensato di puntare sulla
fantascienza, in seguito ho proferito lasciar perdere pianeti e astronavi,
optando per un mondo epico-cavalleresco che somigliasse a quello delle antiche
civiltà. Ho sempre avuto un grande amore per l’Antichità: Egitto, Grecia,
Europa celtica, civiltà precolombiane, o gli splendori orientali narrati ne “Le
mille e una notte”, rappresentavano per me un meraviglioso “mondo perduto”
fatto di arte eccelsa, enigmatica mitologia, vicende eroiche, e un continuo
interagire tra realtà e sovrannaturale.
Volevo
che questi fossero gli ingredienti del mondo che mi apprestavo a inventare.
Volevo dare vita ad una storia che potesse essere stata scritta in epoche
passate, che avesse quel sapore mistico e leggendario che rende intramontabili
certi classici.
Ho
cominciato diverse stesure di romanzi fantasy, che poi regolarmente abbandonavo
dopo qualche decina di pagine perché mi rendevo conto di non avere costruito
una base abbastanza strutturata. La saga che avevo in mente richiedeva un
lavoro preparatorio molto più lungo del previsto, delle fondamenta più solide,
affinché il mondo che mi accingevo a narrare sembrasse autentico. Inoltre,
capivo che la trama non era ancora abbastanza solida, e il messaggio profondo
che mi sarebbe piaciuto trasmettere, forse non l’avevo ancora esplorato e
compreso appieno. Ma con il tempo, ho reso quel mondo sempre più completo, la
trama mi è parsa ben intessuta, e il messaggio profondo mi è apparso sempre più
chiaro. Così ha visto la luce questo primo volume della saga, “Le memorie di
Helewen”.
Quando ha iniziato ad amare il fantasy?
Sinceramente,
non sono un grande conoscitore del genere fantasy attuale. Come ho detto, le
mie fonti d’ispirazione principali derivano dal passato. Credo che le fiabe, i
miti, i cicli romanzeschi medievali, con i loro simboli fortemente evocativi
(draghi, eroi, scontri e intrighi tra divinità, fate, folletti…) siano capaci
di parlare alla parte più profonda della nostra anima, risvegliando quella
nostra parte infantile e onirica che, forse, è proprio quella più vicina alle
verità profonde.
Gli
stessi testi sacri di molte religioni contengono una grande varietà di
narrazioni, personaggi e creature che potremmo definire “fantasy”. Perché molte
di queste creature sono “simbolo” allo stato puro.
Secondo lei il genere fantasy è una
fuga dalla realtà o la sensibilità di sentire un'altra realtà?
Può
sembrare un controsenso, ma credo che la fantasia sia uno dei modi più seri di
parlare delle cose realmente importanti. Personalmente, ho trovato molta più
verità e saggezza nelle fiabe e nelle storielle che si raccontavano ai bambini
che non in libri dotti e autorevoli. Non penso che si tratti di una fuga dalla
realtà. La fantasia fa parte della realtà, altrimenti non ne saremmo provvisti.
Dal momento che una cosa viene immaginata, è come se cominciasse ad esistere.
Inoltre, gran parte delle cose che ci circondano sono nate dalla “fantasia” di
qualcuno, e dal coraggio di credere nelle proprie idee. Che si tratti di
sensibilità nel sentire un’altra realtà non lo so, ma quel che è certo è che
seguire il sentiero della propria immaginazione ci permette di conoscerci
meglio, portandoci in una dimensione intima dalla quale scaturiscono mondi
ancora increati, pronti a prendere vita attraverso la scrittura o l’arte.
Ha uno scrittore ideale? Voglio dire, qualche
modello di riferimento?
Nella
saga dei Pirin sono confluite fonti d’ispirazione tra le più varie e disparate.
Tra queste, sicuramente i poemi omerici, i romanzi arturiani e “Le mille e una
notte”, ma anche la “Bibbia”, la “Divina Commedia”, così come testi sanscriti
dell’India e molti altri scritti di antichi popoli. Tra gli autori più recenti,
uno di quelli che stimo maggiormente è sicuramente Ende, l’autore de “La storia
infinita”. Innegabile anche una certa influenza tolkieniana, che però mi ha
raggiunto soltanto dalla versione cinematografica: lo ammetto, non ho (ancora)
letto “Il Signore degli Anelli”. Molti altri film fantasy e storici mi hanno
fornito elementi e spunti che sono poi confluiti ne “Le memorie di Helewen”...
tra questi potrei citare “Le Cronache di Narnia” o “Scontro tra titani”.
Le persone che la conoscono cosa hanno detto quando
hanno saputo dell’uscita del Suo sesto libro?
Alcuni
amici sapevano da diverso tempo che stavo lavorando a “una saga fantasy” (non
meglio definita), e più di recente ne ho parlato anche in qualche occasione
pubblica, ma sempre mantenendo un grande riserbo sui contenuti e la trama.
Quando il libro è uscito, ho ricevuto diverse reazioni molto positive, non solo
per il testo, ma anche per le molte illustrazioni che arricchiscono l’opera. Ad
alcuni lettori, sulle prime, potrà essere sembrato strano che, dopo cinque
libri tutti più o meno incentrati sulla storia dell’arte, la filosofia, la
simbologia e l’ermeneutica, molto documentati e definiti da alcuni quasi
“accademici”, io abbia fatto questa apparente “inversione di rotta” pubblicando
un romanzo fantasy. In realtà, poi, molte perplessità svaniscono con la lettura
de “Le memorie di Helewen”, perché i lettori più attenti sapranno ritrovarci
tutti i temi fondamentali che hanno apprezzato nelle mie precedenti opere, solo
sotto un’altra veste. Finora, ho sempre cercato, con il mio lavoro, di
interpretare immagini e parole lasciateci da autori del passato: adesso,
invece, con la saga dei Pirin, sono io ad affidare a voi un messaggio. Starà a
voi interpretarlo, se vorrete.
Ha in progetto altri libri nel cassetto?
Naturalmente,
il seguito della saga. A “Le memorie di Helewen”, dovrebbero seguire almeno
altri due volumi: “Hairam regina” e “Le gesta di Nhalbar”. Il lavoro è lungo,
ma come si dice, chi ben comincia è a metà dell’opera. Speriamo. Ad ogni modo,
per adesso l’ispirazione non mi manca, e sono molto contento di come si sta
evolvendo la trama. Senza dimenticare che ho qualche altro progetto e “sogno
nel cassetto” sempre legato alla saga dei Pirin, ma è presto per parlarne,
vorrei prima vedere come si svilupperanno certe idee e se riuscirò a
concretizzarle.
Anche
se in questo momento devo dire che l’universo dei Pirin sta prendendo molto del
mio tempo e delle mie energie, ho anche altri libri in cantiere. Per esempio,
penso sempre che mi piacerebbe pubblicare, un giorno, un saggio
sull’interpretazione dei Vangeli, di cui ho già scritto anni fa diversi
capitoli ma che per il momento ho accantonato, aspettando di trovare il modo
giusto di esprimere certi concetti senza essere frainteso (un rischio sempre
presente quando ci si avvicina ad argomenti religiosi). Inoltre, sto seguendo
un filone di ricerche su un mistero storico, che dovrebbe portarmi a scrivere
un bel giallo esoterico ricco di agganci all’arte e a vicende del passato
italiano ed europeo, sul genere de “L’oro di Polia” (Kimerik, 2011), ma legato,
questa volta, ai Templari…
A lei uno spazio, da riempire come desidera.
A
proposito della saga dei Pirin, vorrei aggiungere una cosa che ritengo
importante. Essa non è stata concepita per “fermarsi” al contenuto del romanzo
(o dei romanzi, in futuro). Attraverso la creazione di un sito web ufficiale
della saga (pirinsaga.blogspot.com) ho voluto dare la possibilità ai lettori di
prolungare la loro esperienza nell’universo Pirin, con tutta una serie di
aggiornamenti periodici e immagini inedite, per conoscere sempre nuovi aspetti
del mondo in cui si svolgono le vicende di re Helewen e degli altri
protagonisti. Un sito assolutamente da non perdere per tutti i fan del libro,
che permetterà loro di immergersi ancora di più nell’esplorazione del
continente di Gaimat!
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